mercoledì 20 febbraio 2013

La battaglia di Jack

di Riccardo A., Matteo G., Giovanni Z. e Alessandro T.


Jack è un povero orfanello di tredici anni che vive nella città di Gandar nella terra di Gandaran, territorio degli uomini.
Jack è un ragazzo di carnagione chiara, ha un fisico abbastanza robusto, ha occhi azzurri, ha capelli castano scuro e ha un carattere vivace e intraprendente.

(Cortesia: Florian Schaeffer)

martedì 19 febbraio 2013

Blob alla riscossa

di Alessandro, Andrea, Alessio

Rex è un blob arancione, ma una volta era un essere umano che venne trasformato da una maledizione scagliatagli da un potente e malvagio re.

Vive sul pianeta di nome O-mega. Rex è alla ricerca della sua famiglia in particolare di suo figlio e dei suoi genitori. Un giorno incontra un ragazzino di nome Luke, che aiuterà il piccolo blob nella sua ricerca.



Il giorno seguente partono con una navicella rossa e viaggiano per giorni, finchè un giorno si rompe e Rex e Luke precipitano finendo su un pianeta a loro sconosciuto.

Appena scesi dalla navicella ormai fuori uso, decidono di fare una passeggiata per tentare di scoprire su che pianta siano finiti. Ad un certo punto trovano una casetta molto particolare collocata in un giardino a forma di stella, con l’erba rossa, i fiori simili a zollette do zucchero, le siepi come caramelle e cioccolatini, gli alberi con frutti al posto di soldi. La casa è di forma circolare con una porticina verde e le finestre conle tendifne bianche. Luke e Rex decodppdo emgtrare e all’interno vedono un gigantesco soggiorno con una sedia a dondolo, su cui sta un vecchio alieno che dic e loro: “Cosa ci fate qui?” Rex risponde timidamente: “Cerchiamo un motore nuovo per la nostra navicella che purtroppo si è rotta!” Il vecchio risponde: “Provate ad andare sul pianeta Blobbolandia, lì troverete due blob, Wiz e Waz, che vi potranno aiutare”. Siccome il pianeta su cui devono andare si trova sotto il proprio, con un salto ci arrivano immediatamente.

Appena hanno toccato terra trovano i due blob seduti su una panchina a chiacchierare. Rex si fa avanti e chiede loro: “Avete un motore per la nostra navicella?” chiese Luke e loro subito risposero: “Nel giardino del vecchio”. Rex e Luke fanno una faccia interrogativa e rispondono: “Ok… grazie”. I blob tornano sul pianeta di prima grazie ad una catapulta gigante che era dietro la panchina. Arrivati nel giardino del vecchio, Luke parla con lui per distrarlo mentre Rex prende i nascosto il motore che era nuovo di zecca. Appena aggiustano il motore, partono e dopo 10.000 km vedono un pianeta a forma di stella che ha gli occhi. Appena la stella vede i due blob, si trasforma in un triangolo mortale. Dopo aver superato il triangolo e tutti i suoi laser riescono ad arrivare in una sala: la sala del trono. Lì vedono due esseri umani, un uomo e una donna, intrappolati in una bolla triangolare. Sul trono di velluto rosso vi è un triangolo mostruoso con baffi, corna e occhi color rosso: il re del pianeta. Egli dice a Rex e Luke: “Eccovi finalmente! Vi aspettavo già da un po’!” Rez risponde con coraggio: “Non riuscirai mai a fermarci!” “Vedremo!” esclama il re. E subito cominciano a lottare fra loro: Wiz e Waz, i blob del pianeta di Blobbolandia che avevano aiutato Rex e Luke, erano appena usciti dalla navicella di Rex, dove erano entrati di nascosto, e, vista la situazione, decidono di aiutarli… di nuovo. Il re spara proiettili mentre i blob sparano una sostanza radioattiva. Finalmente lo scontro finisce e i tre blob e Luke vincono imprigionando il re, buttandolo in un buco nero. Grazie alla sconfitta del re anche la maledizione è sciolta e Rex torna ad essere a quello che era. Allora Luke sorpreso lo riconosce e capisce che quello era suo padre. Anche Rex riconosce la famiglia e dopo aver liberato i suoi genitori, abbraccia suo figlio, il quale lo credeva morto da tempo. Dopo tornano sulla navicella e riportano Wiz e Waz sul loro pianeta: si salutarono e Wiz e Waz danno loro un regalo in segno di riconoscenza. Dopodiché Rex e la sua famiglia tornano dopo tantissimi anni sulla Terra, il loro pianeta d’origine, e vissero felici e contenti… e umani.

LABORATORI DI SECONDA


Dopo aver raccontato i laboratori delle classi prime, ora vediamo i laboratori delle classi seconde.

Laboratorio di decorazioni

Abbiamo intervistato una ragazza di 2E  di nome Cristabel,che ci ha spiegato che cosa è stato fatto  nel laboratorio di decorazione, un laboratorio attivato nel corso del primo quadrimestre sempre per i ragazzi delle classi seconde a Tempo Prolungato.  Il laboratorio,  che consisteva nel decorare con tempere, tovaglioli e stoffe oggetti di cartone, legno e sassi,  è stato coordinato dalla prof.ssa Maltagliati e dalla prof. ssa Leonardi e si è tenuto nell’aula del  laboratorio di Artistica.
Cristabel ci ha detto che il laboratorio di decorazione è stato molto interessante ed educativo, in quanto ciascuno ha affinato la propria manualità ed ha capito l’importanza della precisione nel fare determinati tipi di lavoro. Inoltre ci ha detto che  le  professoresse  sono state  molto disponibili ad aiutare tutti  ed hanno proposte  sempre nuove  idee per realizzare oggetti diversi che potessero essere venduti al mercatino di Natale, dove hanno riscosso un certo successo.
Secondo lei il lavoretto più bello che hanno fatto è stato quello di realizzare e decorare cornici di cartone  di diverse forme.
È stato  possibile far parte di  questo laboratorio solo nel 1° quadrimestre, perché successivamente si proporrà,  ai ragazzi di seconda, di allestire uno spettacolo teatrale  e tutti lavoreranno, a titolo diverso,  in questo laboratorio.

Francesca e Sophie  1a B.



Laboratorio di enigmistica

Il laboratorio di enigmistica, svolto nel primo quadrimestre, consisteva nel risolvere enigmi, ad esempio cruciverba, a volte inventati dai ragazzi, a volte proposti dalle insegnanti Mestria e Paris, che hanno gestito il laboratorio con i ragazzi delle seconde a tempo prolungato. Un altro gioco di enigmistica che è stato proposto ai ragazzi è l’anagramma: ad esempio, l’insegnante proponeva la parola “notizia” chiedendo che venisse trasformata al maschile… I più bravi capivano subito che dovevano trasformarla in Tiziano!

Gli anagrammi riguardavano qualsiasi materia:geografia, storia…

Per conoscere bene questo laboratorio abbiamo intervistato Erik, che ci ha spiegato che i ragazzi sono stati molto collaborativi e si sono anche divertiti tanto, mettendo in gioco la loro creatività e potenziando le capacità logiche.

Sappiamo che alcuni di questi enigmi sono presenti anche nei libri di grammatica per rendere più… divertente la materia.

Erik ci ha raccontato che aveva scelto di fare proprio questo laboratorio, convinto che si sarebbe divertito… con i giochi linguistici; infatti gli è piaciuto anche perché ha potuto lavorare insieme a compagni di altre classi.

Anche noi ci siamo fatti coinvolgere…ed abbiamo inventato un anagramma per voi:

Partiamo da “VIOLE” e trasformale in un luogo e non un fiore! Cosa sarà?


Gabriele e Davide, 1aD

Laboratorio musicale

Abbiamo intervistato Marta della 2a E a proposito del laboratorio musicale, gestito nel primo quadrimestre dal prof. Zucca.

In questo laboratorio, che si svolge ogni mercoledì alla 7a ora, ogni persona ha un ruolo specifico e si cerca di fare musica d’insieme: la batteria e le altre percussioni tengono il tempo e, a mano a mano, si aggiungono gli altri strumenti.

Ogni alunno, all’inizio del laboratorio, sceglie uno strumento che suonerà tutto l’anno.

La nostra intervistata suona il flauto ma, in occasione dello spettacolo di fine anno in collaborazione con i ragazzi del laboratorio teatrale, suonerà la chitarra classica.

Gli strumenti principali di questo laboratorio sono i seguenti: chitarre, basso, tastiere, batteria, flauti e metallofono (che è uno strumento simile ad uno xilofono, ma anziché avere le piastre di legno le ha in metallo).

Un metallofono filippino (Cortesia: Philip Dominguez Mercurio)

La nostra intervistata ha affermato che questo laboratorio è molto bello per imparare a suonare gli strumenti, socializzare e… divertirsi.

Questo laboratorio è poi molto gratificante, perché dà la possibilità anche di far conoscere il risultato del proprio lavoro agli altri, come in occasione dell’open day di quest‘anno, dove tutti coloro che hanno ascoltato la “musica d’insieme” si sono complimentati.

 JACOPO e EDOARDO 1a E



Il laboratorio Scientifico

Nel periodo precedente l’allestimento del Mercatino della Solidarietà di dicembre, i ragazzi di questo laboratorio, coordinati dalle Professoresse Calcaterra e Scalia, hanno prodotto un libretto con rebus e sudoku: un lavoro di potenziamento della logica, finalizzato anche alla vendita del prodotto realizzato (il libretto) , a scopi benefici. 



Le insegnanti, hanno poi proposto alcuni esperimenti scientifici sull’acidità e sulla basicità di alcune sostanze, utilizzando strumenti tipici di… un laboratorio di chimica. 


Nell’aula del laboratorio di scienze c’è anche un microscopio collegato allo schermo di un televisore, grazie al quale è possibile vedere ingranditi molte volte anche alcune particelle di tessuti…umani: pelle, ossa, ecc.

Tutto questo ci è stato raccontato da Francesca, una ragazza della classe 2aE, che ha partecipato al laboratorio dove ha lavorato con piacere . 

Jari 1aB


lunedì 18 febbraio 2013

L’avventura di Porrot

di Davide Aquino – I D

Molto tempo fa,  in un luogo lontano, c‘era un villaggio tranquillo dove viveva  un elfo di nome Porrot. Era un elfo molto agitato  e avventuroso che non aveva paura di niente.
Suo padre era uno stregone  potente ma non stava molto tempo con Porrot perché doveva aiutare i vichinghi a sconfiggere il malefico re dei vampiri Gorgon.




Un giorno Gorgon attaccò il villaggio e lo stregone mandò le sue truppe. Fecero una grande guerra detta "Destructor". Gorgon attaccò, e attaccò finché lo stregone portò con sé degli alleati  che avevano coda con spine, denti affilatissimi e artigli sulle zampe.
Gorgon si portò gli orchi con armi  come catapulte con palle spinose.
La guerra durò anni finché un giorno lo stregone  perse i poteri perchè  Gorgon li assorbì col suo bastone Encardia. Però lo stregone aveva Porrot che  fin dalla nascita  aveva in sè un po’ di magia.  Porrot combattè come capo dell’esercito e il re dei vampiri si ritirò.
Quindi Porrot attaccò di nuovo; però Gorgon aveva gli orchi come difesa del suo castello.
Porrot decise  di  assaltare il castello  del suo nemico con frecce  e catapulte. Gorgon catturò Porrot e lo torturò per farlo passare dalla sua parte ma Porrot disse sempre "No"!
In soccorso di Porrot venne  il suo amico Deric che lo aiutò a scappare.
Porrot fece crollare tutto il castello di Gorgon con i suoi poteri  ma il re dei vampiri  scappò via con il suo drago. Porrot chiamò il suo drago e alla fine Gorgon si arrese. Venne rinchiuso nella prigione di Oxform, nella cella di massima sicurezza e gli vennero tolti i poteri  spaccando suo il bastone. 
Il villaggio non ebbe più paura e Porrot divenne il nuovo re del villaggio.

Il Concilio dei sette

di Jari  – I B
Molto tempo fa, in un villaggio della contea, vivevano due hobbit: Ginco e il suo migliore amico Genghi. Erano gli hobbit più confusionari e coraggiosi del villaggio.
Ginco era l’Hobbit più basso del villaggio; aveva una testa di media grandezza con delle orecchie molto grandi; aveva delle mani e dei piedi pelosi con unghie abbastanza corte; Genchi invece era molto diverso da Ginco. Lui era l’hobbit più alto del villaggio, aveva la testa molto grande con delle orecchie enormi e tanto pelose, anche le sue mani e i suoi piedi erano grandi e le sue unghie lunghissime.
Entrambi erano tanto curiosi e un giorno mentre andavano a caccia nella foresta  nera, così chiamata perché le enormi querce coprivano l’azzurro del cielo, videro un cinghiale morto con due buchi nel collo, all’improvviso videro spuntare un uomo molto spaventato dall’aria cattiva, ma Genchi lo invitò ugualmente ad andare con loro alla contea.



La stessa notte, mentre Genco e Genchi dormivano, l’uomo, di nome Mulgarat, si alzò dal letto e girando per le strade del villaggio uccise con dei morsi al collo tutte le donne.
Il mattino seguente tutti gli Hobbit maschi del villaggio compresi  Ginco e Genchi si accorsero di ciò che era successo e notarono che Mulgarat era sparito mentre il villaggio era tutto sotto sopra. Ma “la spada dei sette” era ancora al suo posto.

“La spada dei Sette” era una spada molto importante perché faceva parte delle “sette spade del Concilio dei Sette” . Pringald, il mago del Villaggio, aveva consegnato, affinchè la pace regnasse sempre tra loro, una di queste spade ad un Hobbit: Relpix, che era Il Saggio della contea, due ai nani, tre agli elfi, e una ad un uomo che ora cercava le altre sei spade per governare tutti i villaggi.
Relpix ordinò allora a Ginco e a Genchi di riformare il concilio con i nani e con gli elfi.
La mattina dopo Pringald, il mago del Villaggio, disse ai due amici Hobbit, Ginco e Genchi, di non passare dalla foresta nera per raggiungere i villaggi degli elfi e dei nani.
I due amici partirono, ma non ascoltarono le raccomandazioni date dal mago e attraversarono la foresta nera.
Una mattina Ginco e Genchi  si svegliarono con delle urla terribili,  i due amici scesero dall’albero sul quale dormivano e seguendo le tracce di un carro lo trovarono pieno di scarafaggi e sangue. Dopo alcuni secondi due Dabrek, orridi esseri costituiti da scarafaggi, li attaccarono.
I due amici iniziarono a correre verso il lago dove attaccata ad una corda vi era una zattera. Vi salirono sopra e navigando sul lago si diressero verso il villaggio dei nani.
Arrivati al villaggio furono subito accompagnati dai due re che chiesero il perché della loro visita a Nanilandia.
I due hobbit spiegarono che Relpix voleva riformare il concilio dei sette senza però Mulgarat il quale voleva impossessarsi di tutte e sette le spade per governare tutti i villaggi.
La mattina dopo allora i due re, Sciador e Parim fecero una riunione alla quale parteciparono anche i tre elfi: Mostrol, Peref e Singal.
Dopo lunghe discussioni decisero che sarebbero dovuti andare a combattere contro Mulgarat e portargli via la spada dei sette , sciolserò così il concilio dei 7 e costituirono il concilio dei 6.
Lo stesso pomeriggio partirono per Olcatron.
Dopo diversi giorni di cammino tranquillo i sei trovarono Pringald, morto impiccato. I due Hobbit si misero a piangere mentre i tre elfi, Mostrol, Peref e Singar, seppellivano Pringald.
I sei, dopo,  si misero silenziosamente in cammino.
Quella stessa notte, mentre tutti dormivano, i due Hobbit si svegliarono e di diressero verso Olcatron, il villaggio comandato da Mulgarat.
La mattina seguente gli elfi e i nani al loro risveglio si accorsero che i due Hobbit erano scomparsi.
I due Hobbit intanto erano giunti al villaggio dove erano stati scoperti dagli Orchi di  Mulgarat, catturati ed imprigionati.
Giunsero alle mura di Olcatron anche i nani e gli elfi che si intrufolarono nel Villaggio di Olcatron travestendosi da cavalieri neri.
Dopo molte peripezie riuscirono ad entrare nel castello e a liberare i due Hobbit e tutti i tremila soldati che erano stati imprigionati dagli orchi nei sotterrai della Città.
I soldati liberati presero allora tutte le armi del castello compresa la spada dei sette di Mulgarat che venne affidata  a Ginco mentre a Genchi restò la spada affidatagli da Relpix.
La grande guerra  ebbe inizio quando gli orchi scovarono gli elfi e nani che rubavano  le lance. 
L’esercito di Mulgarat era composto da orchi e da umani tramutati in zombie, invece quello del concilio dei 6 era formato da soldati, dai cugini stregoni di Pringald dai nani e dagli elfi.    
Il grande e potente esercito di Mulgarat continuava a perdere Orchi , ma non appena l’esercito di Relpix prese il sopravvento sull’esercito avversario, Mulgarat con una lancia infilzò la mano di Ginco e si impossessò della spada dei sette e cominciò ad aggredire l’esercito di Relpix uccidendo molti soldati dell’esercito. Ma quando meno se lo aspettava Genchi prese un’ascia e la lanciò contro Mulgarat mozzandogli la testa.
Era la fine della guerra. L’esercito di Relpix vittorioso si diresse verso casa attraverso la foresta nera.
Qui incontrarono nuovamente i Debrek, gli esseri scarafaggio, con i quali si scontrarono. Il concilio dei sei riuscì a sconfiggere anche i Debrek.
All’uscita della foresta nera trovarono tutti gli abitanti della contea ad attenderli . Si fece una grande festa con banchetti e fuochi d’artificio. La spada dei sette che era di Mulgarat e quella di Relpix vennero  deposte in una bacheca custodita nella cantina fortificata della casa di Relpix.
E finalmente nella Contea regnò nuovamente la pace.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO …


...da Micol  di  3aA

In occasione della giornata della memoria abbiamo assistito allo spettacolo teatrale “All’erta  stiam”  presentato proprio nella nostra scuola da quattro attori.
…Ci stavamo dirigendo verso l’aula video quando delle urla in tedesco ci hanno preso di sorpresa: un uomo era sopra la scrivania, sembrava un soldato e urlava a noi come se fossimo le sue vittime.
Le urla rimbombavano nel corridoio e avvolgevano chiunque fosse presente.
Mi venne d’istinto, strinsi forte il sasso bianco che ci avevano appena dato le altre attrici.
Ognuno di noi ne aveva uno nella mano e lo stringeva, come se quel sasso avesse potuto cambiare le cose, come se fosse stato l’unica cosa di cui avevamo bisogno in quel momento.
Le attrici ci fecero entrare nella stanza di fretta, come se stessimo scappando da qualcosa.
Ci sedemmo a semicerchio e partì una musica, lenta.
Non capivo cosa dicesse quella canzone, ma sembravano parole felici, rassicuranti.
Le note invasero la stanza in ogni angolo e come aria si diffusero lentamente dentro di noi .
Gli attori ballavano all’interno del semicerchio; tre donne e un uomo , quello che prima aveva urlato.
Erano tutti vestiti di nero e ognuno di loro aveva un cappotto.
Mentre danzavano su quelle note dolci si tolsero il cappotto, uno alla volta, e ne fecero un cumulo.
Poco più in là c’erano  un cumolo di valigie e più in là ancora uno di scarpe.


Dopo un po’ la musica si spense e il silenzio venne spezzato dagli attori , che iniziarono a parlare.
“All’inizio vennero a prendere gli zingari, ma non dissi niente, perché mi davano fastidio. Dopo vennero a prendere i comunisti, ma rimasi indifferente perché tanto non ero uno di loro. Poi gli ebrei… Alla fine vennero a prendere me”, così dissero.
Quelle parole mi fecero riflettere, mi diedero fastidio, perché ognuno di noi davanti a certi fatti, a volte rimane indifferente. Era una provocazione, volevano provocarci , e ci erano riusciti.
Ma il bello arrivò dopo, quando un’ attrice iniziò a parlare: “Sopra a quel  cumulo di scarpe ce n’è un paio. Un paio di scarpette rosse, numero ventiquattro quasi nuove. Appartenevano a un bambino di tre anni, forse di tre anni e mezzo”. Quelle parole risuonarono nella stanza silenziosa. Quelle parole mi commossero, mi toccarono dentro con violenza, come se fosse stata un po’ anche colpa mia. Un coltello si conficcava nella gola senza lasciarmi via di uscita. Smetti di respirare,  il sangue si diffonde in tutto il corpo e arriva al cuore, in frantumi, arriva al cervello, perdi la testa. Un’infinità di emozioni mi attraversò l’ anima, un brivido mi scosse, la voglia di urlare e di buttare tutto per terra. Tutto si manifestò con le lacrime, che scendevano una a una come note sul pentagramma infinito di quelle  musiche dolci che ogni tanto si presentavano a noi. Perché era morto quel bambino? Aveva tutta la vita davanti, tutta. Perché a lui e non a me? Era un'altra vita spezzata, di un bambino innocente che in quella guerra non c’entrava niente. Non aveva colpe, tutto il mondo gli era crollato addosso senza che lui se ne accorgesse. Un altro cadavere duro, freddo, senz’ anima. Un altro sasso. Quel sasso che stringevo tra le mani, che ognuno di noi aveva con sé. Quei sassi rappresentavano i corpi innocenti di quella guerra. Bianchi, puri, duri, freddi. “Un sasso per ognuno di noi,” dicevano. E ci hanno presi per mano, facendoci alzare e portandoci a mettere i nostri sassi per terra, formando un altro cumulo.
Ci hanno fatto riflettere  sulla libertà. Libertà è guardare il cielo senza paura.
Gli attori erano bravissimi; nei loro occhi si leggeva la sofferenza, ma allo stesso tempo la speranza che volevano rappresentare.
“Domani sarò triste, non oggi” dicevano. Questa è una frase che un bambino tutti i giorni  scriveva nel campo di concentramento in cui stava. Sarebbe stato triste domani, non oggi. Oggi avrebbe guardato il cielo senza alcun timore. E quando senti queste parole ti senti fortunata, dai molta  più  importanza ad ogni camminata per strada, libera, ad ogni giornata passata divertendoti con gli amici, ad ogni sguardo al cielo infinito senza paura, perché…lo posso fare!  Io posso sentirmi libera di volare e di sognare. Libera di essere ciò che sono e di creare la mia vita. Libera di dire sempre ciò che penso. Questo fu il messaggio finale. “Non state mai zitti, dite sempre la vostra opinione. Siate incomodi, siate il granello di sabbia che blocca l’ingranaggio, e non l’olio che lo fa andare avanti”.  Queste parole risuonano nella mia mente come un  ritornello  pieno di speranza. La stessa che era  presente in quelle musiche ebraiche. Parole dure come quelle vite spezzate, che però  rimarranno sempre come simbolo di quella libertà che nessuno potrà mai negare.

Libertà è guardare il cielo senza paura (Cortesia: NicolasSemeniuk)

venerdì 8 febbraio 2013

La fine di un grande inizio


Ciao ragazzi! Noi siamo gli alunni che scrivono tutti gli articoli che avete letto e crediamo che questo sia il nostro ultimo, perché cederemo il posto ai nuovi compagni che vorranno partecipare a questo laboratorio, così da poter diventare anche loro dei piccoli “giornalisti”.

Ci dispiace lasciare questo laboratorio, perché a noi è piaciuto molto dato che amiamo la tecnologia ed esprimerci con gli altri attraverso questo blog.

In questo percorso abbiamo imparato che i blog hanno un lato positivo…tipo rubare la privacy delle persone …………ma noooooooooooo! Stavamo scherzando!
È vero che alcuni blog possono “rovinarci”, ma questo non è come gli altri: è un blog che ti informa su esperimenti, attività, incontri, racconti e tante altre cose.

SPERIAMO CHE I PROSSIMI MINI GIORNALISTI FACCIANO UN LAVORO almeno BELLO quanto il NOSTRO!!!!!!

SPERIAMO ANCHE che SIATE IN TANTI A COMMENTARE POSITIVAMENTE OPPURE A DARCI NUOVE IDEE PER CONTINUARE…

UN GRANDE BACIO  A TUUUUUUUUUUUUUUTTIIIIIIIIIIIII  I LETTORI!!!!!



Lorenzo, Vincenzo, Tommaso, Giulia, Victor, Lorenzo, Luca, Daniel, Amir, Silvia, Serena e Lorenzo.  

Laboratori (quarta parte)


Laboratorio “La macchina del tempo”

Abbiamo intervistato Daniele B, Daniele, Edoardo e Sabina del laboratorio di storia dal titolo “La macchina del tempo”, che si propone di scoprire cose nuove sul Medioevo. Salendo su questa “macchina”, infatti, i nostri “storici in erba” sono approdati al Medioevo. 

Lavorando in questo laboratorio si sono divisi in quattro gruppi, ciascuno dei quali ha svolto un argomento diverso :
Alimentazione: cosa si mangiava in quell’epoca, le ricette, cosa acquistavano al mercato, …
Cristianesimo: il monachesimo e la regola Benedettina, …
Torture: le varie torture per chi doveva essere punito…
Architettura e armi: strutture dei castelli, le armi utilizzate in guerra e nei vari duelli, …
Vestiti, accessori e tempo libero: cambiamento dell’abbigliamento, degli accessori, le festività, i tornei, il tempo libero, …

Dopo aver raccolto tutte le informazioni utilizzando libri e internet, i ragazzi le rielaborano in una presentazione. Eccola, suddivisa per argomenti:





Il laboratorio è impegnativo perché bisogna saper ricercare ma … così si scoprono tante curiosità.



Tommaso 1 C, Lorenzo 1 B ,Victor 1D.

ESPERIMENTO CON IL SALE

Per fare questo esperimento serve:

un bicchiere di vetro, granelli di sale fino e grosso, un pezzo di spago e una matita.

Abbiamo messo dell’acqua nel bicchiere e del sale fino, poi abbiamo legato lo spago alla matita e al filo abbiamo legato un granello di sale grosso e l’ abbiamo immerso nel bicchiere e dopo aver aspettato 10 giorni quando siamo ritornati a scuola il bicchiere era tutto ricoperto all’interno di sale e l’acqua non c’era più ma il sale era diventato molto più grande.


Daniel e Luca, 1E

sabato 2 febbraio 2013

Occhio al dinosauro!

Le classi 1 D e 1 F si sono recate a Milano per visitare il Museo di Storia Naturale e il Paleolab, un piccolo laboratorio vicino al museo. Ecco che cosa abbiamo fatto:
appena arrivati siamo stati accolti al Paleolab e lì abbiamo partecipato a diverse attività:
prima la guida ci ha spiegato che cosa sono i fossili e abbiamo capito che sono resti di animali morti, vegetali o escrementi che si sono conservati dentro la pietra.


Poi ci ha fatto vedere qualche fossile e ci ha spiegato come gli esseri viventi che muoiono si possono fossilizzare e le diverse fasi di fossilizzazione.
Dopo abbiamo realizzato un calco in gesso stampando sulla plastilina la forma del fossile e riempiendo l’impronta con gesso liquido bianco e abbiamo aspettato che solidificasse.










Infine ci siamo recati in una stanza con al centro una lunga vasca riempita con la sabbia del deserto del Sahara dove con secchiello, paletta, spazzolina e setaccio dovevamo cercare diversi tipi di fossili come per esempio denti di squalo.
Come mai un dente di squalo nel deserto?
Abbiamo scoperto che ambienti come il deserto del Sahara erano prima oceani e poi si sono trasformati in foreste fino a diventare quello che sono adesso. Quindi il lavoro del paleontologo non è solo quello di scoprire i fossili e ricostruire l'essere vivente al quale appartenevano, ma è anche quello di provare a capire com'era l'ambiente un tempo e come è cambiato basandosi sui fossili che trova.






Terminata l'esperienza al Paleolab abbiamo visitato il Museo di Storia Naturale. Come prima cosa ci siamo fermati nel padiglione dei minerali e tra quarzo e azzurrite il minerale più bello è stato l’oro.
La guida ci ha spiegato che tutti i minerali sono diversi e hanno origine diversa.
Dopo il padiglione dei minerali abbiamo visto i diversi fossili di dinosauri e le loro ricostruzioni. Il dinosauro con maggiori preferenze è stato il T-Rex.
La guida ha spiegato come si distinguono i dinosauri  dagli altri animali che sembrano assomigliargli:
un dinosauro non ha la parte superiore delle zampe parallele al terreno, come invece hanno, per esempio, i coccodrilli. 
Abbiamo visto la copia del dinosauro Ciro, un fossile trovato in Italia, e la guida ha spiegato che è un tipo di fossile raro, perché si sono conservate anche le parti molli dell'animale.


La prima F con la guida e il Triceratopo

Finito il giro al Museo siamo andati sul pullman e siamo tornati a scuola, dove nei giorni seguenti abbiamo realizzato un cartellone su questa uscita, con tante nostre foto.

Lorenzo 1D, Lorenzo 1D, Victor 1D